POR TIERRAS DE ESPAÑA

Per 2 voci recitanti e 4 chitarre



Da un’idea di


Florindo Baldissera


con la collaborazione del

FANDANGO GUITAR QUARTET


Testi di

Federico Garcia Lorca

Antonio Machado

Manuel Machado

Rafael Alberti

Gerardo Diego

Juan Ramon Jimenez

Vicente Aleixandre

Pedro Salinas


Musiche di

Francisco Tarrega

Manuel de Falla

Jeronimo Jímenez

Julian Arcas

Federico Garcia Lorca

Isaac Albèniz

Enrique Granados




SCALETTA


PRIMA PARTE


1.F. Garcia Lorca, Las seis cuerdas                 1 voce sola – U


2.F. Garcia Lorca, La Guitarra                    1 voce sola – D


3.A. Machado, A orillas del Duero | F. Tarrega, Recuerdos de la Alhambra2 voci | 1 chitarra (M)


4.F. Garcia Lorca, La campana  | rintocchi di campana               1 voce – U | 3 chitarre (F, D, N)


5.I. Albéniz, Tango                  4 chitarre


6.M. Machado, Canto a Andalucia | E. Lecuona, Andalucia                  1 voce D | 1 chitarra (D)


7.R. Alberti, La encerrada | Anonimo, Malagueña                  2 voci | 2 chitarre (F, N)


8.F. Garcia Lorca, Yerma                 1 voce sola – U


  1. 9.E. Granados, Intermedio da Goyescas                4 chitarre


10.F. Garcia Lorca, Romance sonnambulo | I. Albèniz, Granada                2 voci | 2 chitarre (M, D)


11.G. Diego, Guitarra                2 voci sole


12.J. R. Jimenez, Estancia                2 voci sole


13.F. Garcia Lorca, La encasada infiel | E. Granados, Zapateado                1 voce – U | 4 chitarre


14.F. Garcia Lorca, Notte                1 voce – D


15.M. de Falla, Danza ritual del Fuego                4 chitarre





SECONDA PARTE


16.J. Arcas, Fantasia sobre la Jota aragonesa                        4 chitarre


17.F. Garcia Lorca, Malagueña                        2 voci sole


18.A. Machado, Cante hondo                        1 voce sola – D


19.F. Garcia Lorca, Malagueña                        2 voci sole


20.A. Machado, Por tierras de España | M. de Falla, El sombrero de tres picos      2 voci – 4 chitarre


21.F. Garcia Lorca, La sangre derramada | M. de Falla, Homenaje                        2 voci – 1 chitarra (M)


22.V. Aleixandre, Unidad en ella | I. Albèniz, Asturias                        1 voce – U | 1 chitarra (F)


23.P. Salinas, Ayer te besé en los labios | F. Tarrega, Lagrima                        1 voce – D | 1 chitarra (D)


24.L. Boccherini, Grave assai e Fandango                        4 chitarre


25.F. Garcia Lorca, Zorongo | F. Garcia Lorca, Zorongo                        1 voce – D | 2 chitarre (D, N)


26.F. Garcia Lorca, Romance de Dom Boyso | Anonimo, Granadinas                        2 voci | 1 chitarra (F)


27.J. Jimenez, La boda de Luis Alonso                        4 chitarre


28.F. Garcia Lorca, Mariana Pineda | F. Garcia Lorca, Sevillanas                        2 voci | 4 chitarre





POR TIERRAS DE ESPAÑA


Voci sole :

Federico Garcia Lorca - LAS SEIS CUERDAS


UOMO La chitarra fa piangere i sogni.

Il singhiozzo delle anime perdute

sfugge dalla sua bocca rotonda.

E come la tarantola, tesse una grande stella

per sorprendere i sospiri

che tremano

nella sua nera cisterna di legno.



Federico Garcia Lorca - LA GUITARRA


DONNAIncomincia il pianto della chitarra.

Si rompono le coppe dell’alba.

Incomincia il pianto della chitarra.

È inutile farla tacere.

È impossibile farla tacere.

Piange monotona come piange l’acqua,

come piange il vento sulla neve.

È impossibile farla tacere.

Piange per cose lontane.

Arena del caldo meridione

Che chiede camelie bianche.

Piange freccia senza bersaglio

La sera senza domani.

E il primo uccello morto sul ramo.

Oh, chitarra,

cuore trafitto da cinque spade!



Inizia subito Recuerdos de la Alhambra (chitarra sola) poi:


Antonio Machado  - A ORILLAS DEL DUERO


UOMOEra di mezzo luglio. Era un giorno splendido.

Io, solo, per le crepe del ghiareto salivo,

cercando i gomiti dell’ombra, lentamente.

Mi fermavo ogni tanto ad asciugar la fronte,

e dare al petto ansante un poco di respiro;

o, accelerando il passo, portavo il corpo avanti,

e con la mano destra prostrato ed appoggiato

ad un bastone, a mo’ di verga da pastori,

m’inerpicavo ai picchi che abitano i rapaci

delle alture, pestando erbe montane d’acre aroma

— rosmarino, timo, salvia e spigo —

Picchiava sopra i campi aspri un sole di fuoco.

Un avvoltoio d’ampie ali, maestoso in volo,

fendeva solitario il puro azzurro del cielo.

Io vedevo, lontano, un monte alto ed aguzzo,

e una collina tonda come scolpito scudo,

e colline violacee sopra la grigia terra

— le vecchie schegge sparse d’un ordigno bellico —,

le calve montagnole dove fa un’ansa il Duero

formando quella curva balestra d’un arciere intorno a Soria.


DONNA– Soria è come un barbacane, verso Aragona,

con la sua torre castigliana –.

Vedevo l’orizzonte chiuso dalle colline oscure, 

coronate di roveri e di querce;

nudi luoghi rocciosi, qualche umile prato dove pasce il merino

e il toro, inginocchiato sopra l’erba, rumina;

i margini del fiume sfoggiare verdi pioppi al chiaro sole estivo,

e, silenziosamente, viandanti in lontananza, così piccoli!

— carri, butteri e mulattieri — passare il lungo ponte

e sotto quelle arcate di pietra farsi oscure

le chiare acque d’argento del Duero.

Il Duero attraversa il cuore di rovere d’Iberia e di Castiglia.


UOMOOh, terra illustre e triste, terra degli altipiani, di deserti e dirupi,

di campi senza aratri, boschi od acquitrini;

di città decrepite, strade senza taverne, e butteri attoniti,

senza balli nè canti che vanno sempre, il triste focolare alle spalle,

come i tuoi lunghi fiumi, Castiglia, verso il mare!

Castiglia sventurata, dominatrice un tempo,

avvolta nei suoi cenci disprezza quanto ignora.

Aspetta, dorme o sogna? Tutto il sangue versato ricorda,

quando fu in lei la febbre della spada?

Tutto si muove, vaga, fluisce, corre o gira;

mutano i mari e monti e l’occhio che li guarda.


DONNACastiglia sventurata, dominatrice un tempo,

avvolta nei suoi cenci disprezza quanto ignora.

Volge il sole al tramonto.

Dalla città lontana mi giunge

un armonioso rintocco di campana.   (sincronizzare il finale)


attacca subito:


Federico Garcia Lorca – CAMPANA


accompagna un suono di campane, decrescendo e sfumando fino al silenzio.


UOMOSulla torre gialla

chiama una campana.


DONNASul vento giallo

S’aprono i rintocchi.


UOMOSulla torre gialla

tace la campana.


DONNAIl vento con la polvere

compone prore d’argento.



Solo musica

ALBENIZ, Tango (4 chitarre)




attacca Andalucia per chitarra sola poi subito:

Manuel Machado - CANTO A ANDALUCIA


DONNACàdiz, salada claridad.

Granada, agua oculta que llora.

Romana y mora, Cordoba callada.

Malaga, cantaora.

Almeria, dorada.

Plateado, Jaén.

Huelva, la orilla de las tres carabelas

Y Sevilla.




Attacca Malagueña per 2 chitarre, poi:

Rafael Alberti - LA ENCERRADA


UOMOTuo padre, dicono, è quei che ti rinchiude.

Tua madre, che serba la chiave.

Nessuno vuole ch’io ti veda,

che ti parli, che ti che ti dica

che muoio di sposarmi.


Perchè possiedi oliveti e tori feroci da corrida,

gli allevatori mormorano

che non mi offro per te,

ma per i tuoi denari.


Tutte le pietre del paese

le porto infitte nei piedi.

Vengo di lassù, dal tuo quartiere,

in giro per la tua strada,

ho vegliato la tua casa.

E nessuno! (Dove ti nascondi tu?)

E nulla.


Già lo sa tutto il paese.

Ne va cantando il seggiolaio,

lo divulga il barbiere, ne parla il sellaio,

e il cavallaro lo commenta ai cantoni col mulattiere.

Lo racconta al becchino il carpentiere.

Lo sanno perfino i morti!

E tu sola senza saperlo.


Sonnambulo stanotte

sono entrato nel tuo giardino.

Nessuno c’era;

Nessuno?


DONNASì.


UOMOSul lunare limoneto, la luna.

Sotto, tu.

Sola?


DONNASì.


UOMOChe fai tu?


DONNASto sognando un vestito

per le mie nozze.


UOMOCon me?


DONNANo! (cadenza finale da sincronizzare)




solo voce

Federico Garcia Lorca - YERMA


UOMONon ti potei trovare quand’eri nubile,

ti troverò.

Sposata e pellegrina,

nuda ti spog1ierò,

alle dodici in punto della notte.



solo musica

GRANADOS, Intermedio da Goyescas (4 chitarre)


Inizia Granada di Albéniz per 2 chitarre e poi la voce

Federico Garcia Lorca - ROMANCE SONNAMBULO


DONNAVerde io ti voglio verde, verde vento. Verdi rami.

La barca in mezzo al mare e il cavallo in montagna.


UOMOCon l’ombra intorno alla vita.

Lei sogna alla inferriata verde carne,

chioma verde, occhi d’argento gelato.

Verde io ti voglio verde, sotto la luna gitana,

le cose stanno a guardarla e lei non le può guardare.


DONNAVerde io ti voglio verde, le grandi stelle di brina,

vengono col pesce d’ombra che apre il cammino dell’alba.

Il fico strofina il vento con la raspa dei suoi rami,

e il monte, gatto selvatico, rizza le sue agavi agre.

Ma chi verrà? E da dove?...


UOMOLei resta alla inferriata, verde carne, chioma verde,

a sognare il mare amaro.

Compare, voglio scambiare il cavallo con la casa,

la sella con la specchiera, il coltello col guanciale.

Compare, sto sanguinando, vengo dai passi di Cabra.


DONNAMa io non sono più io, ne è più mia le mia casa.


UOMOCompare, voglio morire con decenza nel mio letto.

Se è possibile, d’acciaio, con le lenzuola di olanda.

Non vedi la mia ferita dal petto fino alla gola?


DONNAHai trecento rose brune sopra il tuo sparato bianco.

Trasuda il sangue e odora dal bordo della tua fascia.

Ma io non sono più io.  Né è più mia la mia casa.


UOMOFatemi salire almeno fino alle inferriate,

si, lasciatemi salire alle verdi inferriate!

Inferriate della luna. Là dove rimbomba l’acqua.


DONNASalgono ora i due compari verso le alte inferriate.

Lasciando un filo di sangue.

Lasciando un filo di lacrime.


UOMOTremavano sopra i tetti i lampioncini di latta.

I cembali di cristallo, ferivano a mille l’alba.


DONNAVerde io ti voglio verde,

verde vento, verdi rami.

I due compari salirono.

Il lungo vento, lasciava nella bocca mia

un gusto strano di fiele, menta e basilico.


UOMOCompare! Dimmi, dov’è?

Dov’è la tua figlia amara?

Quante volte ti ha aspettato!

Sul volto della cisterna, si cullava la gitana.

Verde carne, chioma verde, occhi d’argento gelato.

Un ghiacciolo della luna, la sta reggendo sull’acqua.


DONNA La notte si è fatta intima come una piccola piazza.

Verde io ti voglio verde.


UOMOVerde vento.


DONNAVerdi rami.


UOMOLa barca in mezzo al mare.


DONNAE il cavallo in montagna.




Sole voci. Lui recita in spagnolo, lei risponde come un’eco sussurrando  in italiano

Gerardo Diego – GUITARRA


UOMOHabrà un silencio verde, DONNA Vi sarà un silenzio verde

todo hecho de guitarras tutto fatto di chitarre

destrenzadas.strecciate.

La guitarra es un pozo La chitarra è un pozzo

con viento en vez de agua. con vento invece di acqua.



Juan Ramon Jimenez - ESTANCIA


UOMOLa mùsica era un rio vago, DONNA Era un vago fiume la musica,

entre el poniente de las sedas tra il ponente delle sete

y los espejos. e gli specchi.

Nos fuimos por la orilla, Ce ne andammo lungo la riva,

enlazados de amor allacciati d’amore

en nuestros sueños. nei nostri sogni.

… Cuando volvimos, ...Quando tornammo

ya de noche, estàbamos— era notte — stavamo

en nuestro hogar, nella nostra dimora,

¡ tan dulce ay! troppo dolce, ahi!

para ser eterno! per essere eterna!



Federico Garcia Lorca – LA SPOSA INFEDELE


Solo voceUOMOE io che me la portai al fiume

credendo che fosse ragazza,

invece aveva marito.


Inizia la musica (Zapateado per 4 chitarre)


Fu la notte di San Giacomo

lo feci quasi per obbligo.

Si spensero i fanali

e si accesero i grilli.

Alle ultime svolte

toccai i suoi seni addormentati

e di colpo mi s’aprirono

come rami di giacinti.

L’amido della sua gonnellina

suonava alle mie orecchie

come un pezzo di seta

lacerato da dieci coltelli.

Senza luce d’argento sulle cime

son cresciuti gli alberi

e un orizzonte di cani

abbaia lontano dal fiume


***


Passati i rovi,

i giunchi e gli spini,

sotto il cespuglio dei suoi capelli

feci una buca nella fanghiglia.

Io mi levai la cravatta.

Lei si tolse il vestito

Io la cintura e la rivoltella.

Lei i suoi quattro corpetti.

Non hanno una pelle così fine

le tuberose e le conchiglie

né i cristalli alla luna

risplendono di tanta luce.

Le sue cosce mi sfuggivano

Come pesci sorpresi,

metà piene di brace,

metà piene di freddo.

Corsi quella notte

il migliore dei cammini

sopra una puledra di madreperla

senza briglie e senza staffe.

Non voglio dire, da uomo,

le cose che ella mi disse.

La luce dell’intendimento

mi fa essere molto discreto.

Sporca di baci e di sabbia

la portai via dal fiume.

Con la brezza si battevano

le spade dei gigli.


Finisce  la musica (ma senza la cadenza finale)


solo voceAgii da quello che sono,

da vero gitano.

Le regalai un grande cestino di raso paglierino,

e non volli innamorarmi

perché, quando la portai al fiume,

mi disse che era ragazza

invece aveva marito.


Musica: cadenza finale.



Federico Garcia Lorca - NOTTE


Solo voceDONNANotte.


Quella strada senza gente…

Quella strada


Quel grillo senza focolare…

Quel grillo.


E questa campana che dorme…

Questa campana.


Il bue chiude gli occhi

lentamente…

(calore di stalla).


Questo è il preludio

della notte.




Solo musica

Manuel de Falla – DANZA RITUAL DEL FUEGO (4 chitarre)


-- FINE PRIMA PARTE  --





-- SECONDA PARTE  --


Solo musica

Julian Arcas- FANTASIA SOBRE LA JOTA ARAGONESA



Sole voci. Lui recita in spagnolo, lei risponde come un’eco sussurrando  in italiano

Federico Garcia Lorca - MALAGUEÑA


Solo voce

UOMOLa muerte entra DONNALa morte entra

y sale de la taberna.ed esce dalla taverna.


Pasan caballos negros Passano cavalli neri

y gente siniestra e gente sinistra

por los hondos caminos de la guitarra.nei profondi cammini della chitarra.


Y bay olor a sal E c’è un odore di sale

y a sangre de hembra,e di sangue di femmina

en los nardos febriles de la marina.nei nardi febbrili della marina.


La muerte entra y sale, La morte entra ed esce,

y sale y entra la muerte de la taberna.esce ed entra la morte dalla taverna.




Solo voce con echi di chitarre:

Antonio Machado – CANTE HONDO


DONNAIo meditavo assorta, dipanando i fili della noia e della tristezza,

e mi giunse all’orecchio dalla finestra della stanza,

aperta ad una calda notte dell’estate, il lamento di un verso sonnolento

infranto dagli oscuri tremolii di magiche musiche del mio paese. 

(eco di accordi di chitarre)


…Era l’Amore, come rossa fiamma…

– Nervosa mano su vibrante corda causava un dorato lungo sospiro,

che poi in sprazzo di stelle si mutava – .


Era la Morte, con la falce in spalla, il passo lungo, scheletrica e torva.

– Così come una bimba la sognavo –.


Sulla chitarra, sognante e tremula, la brusca mano, colpendo,

fingeva il posarsi per terra di una bara.  

(accordo evocativo stile flamenco, rasgueado ppp)


Era un lamento solitario il soffio che spazza la polvere e la cenere.




Sole voci. Lui recita in spagnolo, lei risponde come un’eco sussurrando  in italiano

Federico Garcia Lorca - MALAGUEÑA


UOMOLa muerte entra DONNALa morte entra

y sale de la taberna.ed esce dalla taverna.


Pasan caballos negros Passano cavalli neri

y gente siniestra e gente sinistra

por los hondos caminos de la guitarra.nei profondi cammini della chitarra.


Y bay olor a sal E c’è un odore di sale

y a sangre de hembra,e di sangue di femmina

en los nardos febriles de la marina.nei nardi febbrili della marina.


La muerte entra y sale, La morte entra ed esce,

y sale y entra la muerte de la taberna.esce ed entra la morte dalla taverna.




Attacca la musica, breve frammento da Manuel de Falla, El sombrero de tres picos (4 chitarre), e subito sola voce:


Antonio Machado POR TIERRAS DE ESPAÑA




UOMOL’uomo di questi campi che incendia le pinete

e aspetta le sue spoglie come preda di guerra,

una volta abbatteva querceti nereggianti,

sradicava roveri robusti della sierra.


Breve stacco musicale, poi sola voce: 



DONNAOggi vede i poveri figli lasciare i lari,

la tempesta portar via i limi della terra

lungo i suoi fiumi sacri verso gli immensi mari;

tra maledette lande s’affanna, soffre ed erra.


Breve stacco musicale, poi sola voce:



UOMOE’ figlio di una stirpe di quei nomadi rozzi

pastori che guidano merini a branchi

verso l’Estremadura ricca, le greggi transumanti

tutte polvere e oro al sole dei sentieri.


Breve stacco musicale, poi sola voce: 



DONNAPiccolo, agile, in pena, gli occhi da uomo accorto,

infossati, nervosi, sospettosi; e tracciate

come arco di balestra, in quell’aspetto asciutto

con zigomi sporgenti, le ciglia molto folte.


Breve stacco musicale, poi sola voce: 



UOMOAbbonda l’uomo rozzo del campo e del villaggio

a insani vizi aperto e crimini bestiali

che sotto il saio oscuro nasconde la sua anima

nera, schiava dei sette peccati capitali.


Breve stacco musicale, poi sola voce: 



DONNAGli occhi sempre torbidi di invidia e di tristezza,

stringe la preda e piange perché il vicino ammassa;

né frena la sventura, né gode di ricchezza;

son sventura e disdetta ferite e angosce sue.


Stacco musicale e subito, sulla musica:



UOMOIl dio di questi campi è sanguinario e fiero:

quando cala la sera, sopra il lontano colle,

vedrete ingigantire la forma di un arciere,

la forma di un immenso centauro saettante.

Vedrete piane in guerra e deserti da asceta

—non fu tra questi campi il biblico giardino —:

son terre per l’aquila, un pezzo di pianeta

dove vagante passa l’ombra di Caino.





Inizia la voce sola


Federico Garcia Lorca – IL SANGUE VERSATO



DONNANon voglio vederlo!

Di’ alla luna che venga,

non voglio vedere il sangue di’Ignazio

sopra l’arena.

Non voglio vederlo!


Inizia la musica, Homenaje di De Falla (sola chitarra) e sulla musica:


UOMOLa luna spalancata.

Cavallo di quiete nubi,

e l’arena grigia del sonno

con salici sullo steccato.


DONNANon voglio vederlo!


UOMOIl mio ricordo si brucia.

Ditelo ai gelsomini

con il loro piccolo bianco.


DONNANon voglio vederlo!


UOMOLa vacca del vecchio mondo

passava la sua triste lingua

sopra un muso di sangue

sparso sopra l’arena.


DONNANo. Non voglio vederlo!


UOMOSui gradini salì Ignazio con tutta la sua morte addosso.

Cercava l’alba, ma alba non era.

Cercava il suo corpo e trovò il suo sangue aperto.

.

DONNANon ditemi di vederlo!

Non voglio sentire lo zampillo ogni volta meno forte,

questo getto che illumina le gradinate e si rovescia

sopra il velluto e il cuoio della folla assetata.

Chi mi grida d’affacciarmi!

Non ditemi di vederlo!


UOMONon si chiusero i suoi occhi quando vide le corna vicino,

ma le madri terribili alzarono la testa.

Non c’è principe di Siviglia da potersi paragonare,

né spada come la sua spada né cuore così vero.


DONNANo. Non voglio vederlo.

Non c’è calice che lo contenga

non rondini che lo bevano,

non c’è brina di luce che lo ghiacci,

né canto né diluvio di gigli,

non c’è cristallo che lo copra d’agento.

No. Non voglio vederlo.




attacca Asturias per chitarra sola, e subito:

Vicente Aleixandre - UNIDAD EN ELLA


UOMOCorpo felice che mi fluisce tra le mani,

volto amato dove contemplo il mondo,

dove graziosi uccelli si specchiano fuggitivi,

in volo alla regione dove nulla si oblia.

La tua forma esteriore, diamante o duro rubino,

lucentezza d’un sole che abbaglia tra le mie mani,

cratere che m’alletta con l’intima sua musica,

con quell’indecifrabile appello dei tuoi denti.

Muoio perché m’avvento, perché voglio morire,

perché voglio vivere nel fuoco, perché quest’aria di fuori

non è mia, ma il caldo respiro

che se m’accosto brucia e dora le mie labbra dal profondo.

Lascia, lascia che ti guardi, macchiato dall’amore,

arrossato il volto dalla tua vita purpurea,

lascia che guardi l’ultimo clamore delle tue viscere

dove muoio e rinunzio a vivere per sempre.

Voglio amore o la morte, voglio intero morire,

voglio essere te, il tuo sangue, questa lava ruggente

che irrigando racchiusa le belle membra estreme

sente così i leggiadri limiti della vita.

Questo bacio sulle tue labbra come indugio di spina,

come un mare che volò divenuto uno specchio,

come luccichio d’un’ala, è ancora mani,

un ritornare dei tuoi fruscianti capelli,

un crepitare della luce vendicatrice,

luce o spada mortale che sul mio collo minaccia,

ma che giammai distruggerà questa unità del mondo.



Voce con chitarra sola (Lagrima)

Pedro Salinas – AYER TE BESÉ EN LOS LABIOS


DONNAIeri ti baciai sulle labbra.

Ti baciai sulle labbra.

Dense, rosse.

Fu un bacio così corto

che durò più di un tempo,

di un miracolo, di più.

Il tempo

dopo avertelo dato

non l’ho voluto per niente

già, per niente

lo avevo voluto prima.

Ha avuto inizio e fine in esso.

Oggi sto baciando un bacio,

sono solo le mie labbra

le metto

non sulla tua bocca, no, non più

– dove mi è fuggita ? –

Le metto

sul bacio che ti diedi

ieri, sulle bocche unite

del bacio che si baciarono.

E dura questo bacio di più

del silenzio, della luce.

Perché non è più una carne

né una bocca ciò che bacio,

che scappa, che mi sfugge.

No.

Ti sto baciando più lontano.

Solo musica

Luigi Boccherini – GRAVE E FANDANGO





Zorongo per 2 chitarre e subito:

Federico Garcia Lorca - ZORONGO GITANO


DONNAHo gli occhi azzurri

e il cuoricino uguale

alla cresta della fiamma.

La notte esco nel cortile

e mi stanco di piangere

di vedere che ti amo tanto

e che tu non mi ami affatto.


Questa gitana è pazza

una pazzerella da legare,

perchè quello che sogna

di notte vuole che sia realtà.


Le mani del mio amore

ti stanno ricamando un mantello

con nastri di violaciocche

e schiavina d’acqua.


Quando te ne andasti, fidanzato mio,

nella primavera bianca

gli zoccoli del tuo cavallo

erano quattro singhiozzi d’argento.


La luna e’ un piccolo pozzo,

i fiori non valgono nulla.

Quel che valgono sono le tue braccia

quando la notte mi stringono.




Attacca Granadina per chitarra sola, poi subito:


Federico Garcia Lorca - ROMANZA DI DON BOYSO


UOMODon Boyso cammina nel freddo mattino

verso la terra dei mori cercando una ragazza.

La trovò che lavava alla fonte fredda.

– Cosa fai,mora, figlia d’ ebrea?

Lascia che il mio cavallo beva l’acqua fredda.”


DONNA– Scoppi il cavallo e chi lo cavalca!

Non sono mora, né figlia d’ebrea.

Sono una cristiana e qui sto prigioniera.


UOMO– Se tu fossi cristiana ti porterei via

e in vesti di seta t’avvolgerei:

ma se fossi mora ti lascerei.

La prese a cavallo per vedere quel che diceva:

per sette leghe la ragazza non parlò.

Passando per un campo di verdi olive

su quei prati /come piangeva!


DONNA– Ahi, prati! Ahi prati! Prati della mia vita.

Quando il re mio padre piantò quì quest’ulivo,

lui lo piantava, io l’aiutavo,

la regina mia madre tesseva la seta,

mio fratello don Boyso inseguiva i tori.


UOMO– E come ti chiami?


DONNA– Sono Rosalinda,

mi chiamarono così perché, quando sono nata,

avevo in seno una bella rosa.


UOMO– Allora, per questi segni, tu sei mia sorella.

Apra mia madre porte di gioia,

invece di una nuora

le porto sua figlia.




Solo musica

Jeronimo Jímenez - LA BODA DE LUIS ALONSO




FINALE


Attacca Sevillanas per 4 chitarre poi:

Federico Garcia Lorca - MARIANA PINEDA


DONNALa più grande corrida

che fu mai in Ronda l’antica.

Cinque tori di giaietto

con il nastro nero e verde.


UOMOIo pensavo sempre a te.

Pensavo: « Se fosse qui

con me, la mia triste amica,

la mia Mariana Pineda! »


DONNAGettando gridi arrivavano

donne in calessi dipinti,

con i  ventagli rotondi

punteggiati di lustrini.


UOMOE i giovanotti di Ronda

sulle giumente addobbate,

coi larghi sombreri grigi

calati sui sopraccigli.


DONNALa piazza con tanta folla

di berretti e d’alti pettini

era un ruotante zodiaco

di risate bianche e nere.


UOMOE quando il gran Cayetano

traversò la gialla arena

con abito color mela

ornato d’argento e seta,

e si profilò gagliardo

fra i suoi compagni di lotta

contro i nerissimi tori

che il suolo di Spagna alleva,

la sera parve d’un tratto

che si facesse più cupa.



DONNAAvessi visto lo stile

con cui eseguiva ogni passo!

E che perfetto equilibrio

con la cappa e la muleta!

Nemmeno Pepe Hillo

avrebbe toreato come lui.


UOMOCinque tori uccise, cinque

con il nastro nero e verde.

Sulla punta della spada

lasciò cinque fiori aperti,

e ad ogni istante sfiorava

il muso di quelle fiere

come una grande farfalla

d’oro dall’ali vermiglie.


UOMO E DONNA insieme

                                                L’arena, come la sera,

vibrava forte, violenta,

e fra l’odore di sangue

giungeva un odore di sierra.

Io pensavo sempre a te;

pensavo: «Se fosse qui

con me, la mia triste amica,

la mia Mariana Pineda!»


sincronizzare il finale.L’arena, come la sera,

vibrava forte, violenta,

e fra l’odore di sangue

giungeva un odore di sierra.



FINE.

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